16 Giu Balestrino, ghost town
Su uno sperone roccioso nella prima entroterra di Loano sorge la città fantasma di Balestrino. Prima che la modernità arrivasse a cambiarne il volto, nei primi anni Sessanta del secolo scorso, Balestrino subì l’abbandono totale da parte dei suoi cittadini.
Il borgo porta con sé una storia molto antica. La valle ebbe i suoi primi abitanti già dal Paleolitico, quando gruppi di cavernicoli si stanziarono nella tana della Bosa, presso l’acqua del rio Ponte. Successivamente i Romani, per tenere a bada le tribù locali, spesso ribelli, dovettero arroccarsi su posizioni fortificate proprio nei pressi di Balestrino. Dopo i Bava, primi signori di Balestrino, arrivarono i Del Carretto, che alla metà del Cinquecento costruirono il primo nucleo del castello, tutt’oggi presente. Sotto il dominio della famiglia, Balestrino, capitale di vasti feudi, si arricchì di mulini, frantoi, fornaci da calce e persino un saponificio.
Ma il periodo di gloria ad un tratto si arrestò. Tutto iniziò nel 1850, quando un sisma rese pericolanti gli edifici del paese: il terreno iniziò a sgretolarsi, molti smottamenti e frane iniziarono a colpire l’area urbanizzata e le sue adiacenze; fino al 1962-1963, anni in cui il borgo è stato del tutto abbandonato. Di recente sono cominciati i lavori per metterlo in sicurezza, così da poterlo recuperare. Adesso Balestrino può essere visitato solo in occasioni particolari, accompagnati da guide e con il casco in testa, muovendosi sotto passaggi protetti. Il silenzio, la sensazione del tempo cristallizzato nel luogo, il fascino delle rovine e di ciò che resta ancora in piedi, incantano il visitatore.
Il borgo si snoda in maniera concentrica intorno alla mole del maniero. Costruzioni semplici, volumi squadrati e funzionali: al piano terra si trova la cucina, il deposito e la stalla mentre al piano superiore la zona notte. Le case a Balestrino sono tutte vicine, addossate l’una all’altra, costruite in pietra e in legno, una lunga palazzata con un susseguirsi di porte e finestre, di pieni e di vuoti. Dove un tempo scorreva la vita contadina e rurale oggi regna incontrastato il silenzio, mentre la natura riconquista pezzo dopo pezzo a se stessa il paesaggio antropizzato.
Tutto il borgo è sospeso sul torrente, che si sente scorrere in basso e s’intravede dagli alberi che circondano Balestrino. L’acqua, il bosco, i cigolii delle case ormai vuote sono gli unici rumori che accompagnano chi entra in questo altrove.
Balestrino rientra tra le venti Ghost town più famose al mondo. Per questo motivo il borgo è stato scelto come location del film Inkheart (Iain Softley, 2009) un fantasy ambientato nel mondo reale.
Come ogni fantasma, Balestrino appartiene ora ad un altro mondo, ma ha pur sempre vissuto sulla terra. Con la speranza di tornarvi.