Il mare è dietro l’angolo, ma dopo il passo dei Giovi il mondo cambia, attratto dal Po e dalla pianura. La valle Scrivia è terra di Fieschi e di Spinola, di castelli e di mercanti, e da almeno un secolo di villeggianti e belle residenze.
Sant’Olcese per i genovesi è gita fuori porta, mangiate della domenica, aria buona di campagna. Quando la città finisce, in Valpolcevera, iniziano i tanti piccoli insediamenti che compongono il Comune, chiamato un tempo Valle Ombrosa e poi intitolato al vescovo francese che, nel V secolo, scelse di rifugiarsi qui in fuga dalla Gallia e ancora riposa nella parrochiale. Ma più che per il santo, il paese oggi è conosciuto per la splendida villa Serra di Comago, con il grande parco che la circonda, e per il suo salame: carni suine e bovine, macina grossa, stagionatura limitata, uno dei pochi salumi di qualità prodotti in Liguria.
Da Sant’Olcese si prende la stretta statale dei Giovi, nata quasi un secolo fa per collegare il porto e la pianura. Dopo il passo, uno dei più bassi nell’Appennino con i suoi 427 metri, cambia tutto. Di là è Mediterraneo, aria salmastra, macaja e voglia di mare; di qui è Po, pianura e Adriatico lontano, odore di bosco, aria da neve. Lo Scrivia è il filo conduttore di questa manciata di paesi, diventati nel Novecento i luoghi di villeggiatura dei genovesi benestanti, che hanno costruito ville liberty, residenze eleganti e qualche orrore di cemento. Busalla è lo snodo, il capoluogo, un borgo commerciale sviluppatosi lungo la strada, sulla destra del torrente. Siamo nelle terre dei Fieschi e degli Spinola, delle carovane dei mercanti, dei molti castelli che punteggiano le montagne. Risalendo il corso del fiume, troviamo Savignone con le sue rose da sciroppo e il palazzo Fieschi di metà Cinquecento, e poi Casella, con il suo piccolo grazioso centro e la grande piana del fiume, diventata parco comunale e dove arriva il trenino da Genova, linea storica (inaugurata nel 1929) che taglia gli Appennini e conduce nel cuore della Superba. Prima di Montoggio (che fu feudo e residenza dei Fieschi, il cui notevole castello venne distrutto da Genova dopo il fallimento della congiura), una deviazione introduce in Valbrevenna: una valle incantata, fuori dal tempo, stretta intorno al suo corso d’acqua e capace di regalare panorami incredibili, tra piccoli borghi senza età (come Tonno o Senarega) e gli scenari maestosi dell’Antola. Siamo nel cuore del parco, che dal monte omonimo abbraccia due valli (Scrivia e Trebbia) e custodisce un ambiente unico e una cultura rurale ancora radicata e viva.
Tornati a Busalla si riprende la strada dei Giovi, sempre costeggiando il torrente. Il castello di Borgo Fornari è uno dei più interessanti della valle, con la sua alta torre e gli ambienti che raccontano la vita del Medioevo. Non lontano c’è anche villa Davidson, progettata da Gino Coppedè negli anni Dieci del Novecento, che fonde elementi liberty, neomedievali e inglesi. Isola del Cantone è il più settentrionale dei comuni liguri, con il centro diviso in due nuclei (Isola e Cantone) dal corso dello Scrivia. Oltre a custodire testimonianza preziose del suo passato (Palazzo Spinola r Pietrabissara, la torre della fornace da calce a Creverina, il santuario di Nostra Signora della Tuscia), Isola del Cantone è la porta d’ingresso per la val Vobbia e per quel capolavoro di tecnica e ingegno che è il castello della Pietra di Vobbia. La mole della fortezza appare improvvisa, risalendo le strette gole del torrente, ed è sopresa e vertigine, atto di fede e di riverenza. Venne costruito intorno al Duecento, tra due torrioni di roccia, in posizione elevata e inespugnabile, con due cisterne d’acqua scavate nella roccia (una terza venne aggiunta dopo) a garantirlo dagli assedi e dagli incendi.
In collaborazione con Rossi 1947 s.r.l. Ignora