La statale 45 corre lungo il corso del Trebbia, attraversando gli Appennini fino alla pianura. Un percorso storico, dove sono passati Annibale e i romani, longobardi e bizantini, monaci e mercanti, dove le famiglie genovesi hanno fatto valere il proprio potere. Un viaggio che parte da Torriglia e dal presepe di Pentema e finisce a Bobbio, con il suo splendido ponte.
Lo sapevano già i romani: la val Trebbia è sempre stata una via di comunicazione importante tra la pianura e la costa, e pazienza (o forse meglio) se l’autostrada, girandoci intorno, l’ha isolata e preservata. Dopo i romani vennero i monaci di Bobbio, i longobardi e i bizantini a dividersi le terre, i Malaspina, i Fieschi e i Doria a porta re l’accento genovese nelle borgate, i partigiani a scegliere le montagne come campo di battaglia. Conosciuta per le acque limpide del torrente e per i piccoli paesi alle pendici dei monti, con paesaggi praticamente alpini, la valle ha saputo affascinare molti visitatori. Sembra che nel 1945, al seguito dell’esercito di liberazione, lo scrittore e premio Nobel Ernest Hemingway abbia annotato nel proprio diario «Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo».
I romani, Bobbio, le grandi famiglie genovesi: Torriglia riassume in sè la storia della valle. Oggi è un luogo di villeggiatura, conosciuto per i canestrelli, per i resti del castello dei Malaspina, per le molte passeggiate e bellezze naturalistiche che lo circondano. Uno degli itinerari conduce a Pentema, nella selvaggia val pentemina: il borgo ha conservato il suo aspetto rurale, con le case di pietra raccolte intorno alla chiesa. Ambientazione ideale per il celebre presepe, che ogni anno presenta 40 scene della vita quotidiana di un secolo fa, con personaggi a grandezza naturale. Da Torriglia si raggiunge anche il lago del Brugneto, che garantisce l’acqua a Genova ed è diventato meta classica per le gite fuori porta.
La strada prosegue serpeggiando nel bosco, fino a Montebruno, dove secondo la tradizione sostò Annibale. Furono i Doria a costruire l’elegante ponte a quattro arcate che collega il paese al santuario di Nostra Signora di Montebruno, dalla parte opposta del fiume, costruito nel 1486 dopo un’apparizione miracolosa. Poi Rovegno, con i luoghi tanto cari al poeta Giorgio Caproni, e avanti nel cuore degli Appennini fino a Gorreto, feudo dei Centurioni, circondato fino all’inizio del Novecento da una robusta cortina muraria. La Liguria amministrativamente finisci qui, ma la storia continua a parlare di Genova e del genovesato: del resto siamo nell’area delel quattro province, monti e vallate divise in quattro Regioni ma unite da cultura e tradizioni comuni.
La valle diventa profonda, selvaggia, la strada sale e scende seguendo il corso del fiume. Ottone è un piccolo borgo contadino, con quel che rimane della rocca in alto (ma molto trasformata nel tempo) e il mulino dei Principi, con le sue due ruote indipendenti, appena fuori dal paese. All’ingresso di Marsaglia, prima del ponte, una deviazione sulla sinistra porta a Brugnello. Il borgo, minuscolo, sorprende a ogni angolo, sia per le architetture medievali sia per l’incredibile panorama che offre, attaccato a uno sperone di roccia a strapiombo sul Trebbia. Dopo aver passato le gole di Brugnello e i meandri di San Salvatore, due punti particolarmente panoramici, si arriva a Bobbio. La sua storia inizia nel Neolitico, ma è indissolubilmente legata all’abbazia di san Colombano. Centro culturale, economico e politico, per secoli l’abbazia sarà il cuore di un vasto territorioIl borgo, appoggiato al fiume e alle pendici degli Appennini, ha mantenuto tutto il suo fascino e conserva monumenti straordinari. Il ponte vecchio, detto anche ponte gobbo, è uno dei simboli più noti e fotografati di Bobbio: 280 metri, 11 archi diseguali per scavalcare il Trebbia, costruito in una notte dal diavolo, secondo la leggenda.
In collaborazione con Rossi 1947 s.r.l. Ignora