Le due anime di Imperia, Oneglia e Porto Maurizio, lasciano presto il passo alla campagna nella val Prino. Gli ulivi sono ovunque, avvolgono i tanti borghi lungo la strada: Dolcedo, con il ponte antico e i mulini, Valloria dalle porte dipinte, le piccole Prelà e Pantasina.
Porto Maurizio da una parte, Oneglia dall’altra, il torrente nel mezzo. Le due anime di Imperia si sono a lungo guardate in cagnesco: la prima, centro economico importante già nel Medioevo, sempre fedele a Genova; la seconda, fondata nel XII secolo, passata da Albenga ai Doria e da questi ai Savoia. Una rivalità terminata nell’Ottocento e sfociata nell’unificazione di epoca fascista. Oneglia, la parte di Levante, è cresciuta in piano, alla foce del torrente. Ha un bel centro storico (qui il giovane Andrea Doria passò l’infanzia e la prima giovinezza) alle spalle del pici affacciati sui moli, la barocca Collegiata di San Giovanni Battista e soprattutto la splendida Villa Grock, dimora liberty con un bellissimo parco fatta costruire da Adrien Wittach (in arte il clown Grock) e oggi sede di un museo dedicato al circo. È liberty anche la palazzina che ospita il Museo dell’olivo Carli, un museo privato legato all’omonima famiglia, che racconta la civiltà dell’olivo e tutti gli usi che l’olio ha avuto nel corso della storia. Porto Maurizio si è sviluppata sul promontorio del Paraiso, arroccata nel suo dedalo di vicoli e stradine. Qui troneggia il neoclassico duomo di San Maurizio, la chiesa più grande della Liguria, costruita sul finire del Settecento per testimoniare la ricchezza di Genova e Porto San Maurizio. Da vedere anche il museo navale e le panoramicissime (e molto romantiche: sono un punto di ritrovo per gli innamorati) logge di Santa Chiara, un camminamento coperto appoggiato da un lato al convento di Santa Chiara e dall’altro aperto verso il mare, progettato nel 1712 dal pittore Gregorio De Ferrari.
Ai piedi del Paraiso, verso Ponente, si trova Borgo Prino, dove sfocia il torrente omonimo. Colorate case di pescatori, piccole spiagge e ristoranti sul mare invitano alla sosta. La strada qui prende l’entroterra, inziando a salire verso la val Prino. Muretti a secco e ulivi dominano il paesaggio, mentre sulle colline occhieggiano piccoli borghi isolati. Prima di risalire lungo il torrente, può valere la pena fare una breve deviazione e raggiungere Civezza, fondata secondo la tradizione nel XII secolo da tre cittadini veneziani in fuga dalla laguna. Il borgo è allungato sul crinale, chiuso tra la chiesa di San Marco e la torre degli Svizzeri. Tornati indietro si raggiunge Dolcedo, il borgo più importante della valle. Il paese (o meglio: la frazione più importante, Piazza) è sorto alla confluenza tra il Prino e il rio dei Boschi. L’acqua ha influenzato il paesaggio: le ruote dei vecchi mulini, il ponte costruito dai Gerosolomitani nel 1292, la palazzata sul torrente ne sono le migliori testimonianza. La parrocchiale, con un grazioso sagrato, custodisce il “Martirio di San Pietro da Verona” di Gregorio De Ferrari. Salendo verso il monte Faudo si incontrano Bellissimi (piccolo e pittoresco borgo noto per le mongolfiere di carta) e Lecchiore, con gli omonimi laghetti molto frequentati d’estate.
Prelà introduce all’alta val Prino, un territorio ricco di mulini e di frantoi già nel Quattrocento: l’antica castellania di Pietralata. Borghi piccoli e poco abitati riposano in un mare di ulivi che solo più in alto lascia il posto ai boschi di castagni; la vita scorre senza la fretta della riviera, tra orti curati, chiese di campagne, riti di comunità. Una deviazione di pochi minuti raggiunge Valloria, nota come il borgo delle porte dipinte. Dagli anni Novanta artisti italiani e stranieri si ritrovano nel borgo per dipingere una porta: oggi Valloria accoglie circa 150 opere, che si ammirano girando nel centro storico. Le porte parlano di tutto, e lo fanno in modo diverso, ognuna con un proprio linguaggio e secondo il tema scelto liberamente dall’artista. Tornati a Prelà si ricomincia a salire. Sopra Pantasina si trova il santuario della Madonna della Guardia, da dove si può vedere un panorama unico delle montagne e del mare. Proseguendo si arriva a Colle d’Oggia (1135 m s.l.m.) da dove si possono raggiungere le valli Argentina e Arroscia, percorrendo un paesaggio lunare dal forte fascino.
In collaborazione con Rossi 1947 s.r.l. Ignora