04 Mag Calice al Cornoviglio
Ci sono voluti quasi cinquant’anni e un lungo intervento di restauro, ma dalla fine del 2016 Madrignano ha di nuovo il suo castello. Dal profilo del borgo (visibile anche dall’autostrada, giù a valle) è scomparsa la grande gru che per anni ha intrecciato le sue linee con quelle delle torri e del profilo del castello, restituendo quell’idea di severo controllore, di attenta sentinella su tutto ciò che, quasi 400 metri più in basso, si muoveva e succedeva.
Madrignano, nato come castrum nel II secolo a.C., fu per molto tempo un possedimento dei Malaspina, che lo tennero certamente dal 1206 al 1416. Il piccolo borgo, letteralmente appoggiato alla cinta inferiore di mura, si è sviluppato intorno alla seicentesca chiesa dei santi Margherita e Nicola (il sui campanile in origine rientrava nelle fortificazioni difensive), arricchita da cinque pregevoli statue marmoree. La prima citazione è in un diploma imperiale di Federico Barbarossa, risalente al 1164, nel quale espressamente viene concesso il castrum Madrognani a Obizzo Malaspina, ma la fondazione di un bastione difensivo è probabilmente antecedente, forse legata ai vescovi di Luni, forse agli Estensi. Nel 1416 i genovesi, guidati dal capitano Battista da Campofregoso, assaltarono e distrussero il castello, che passò poi ai Fieschi. Tornato ai Malaspina nel 1469, sarà assediato per dodici giorni nel 1706 dagli spagnoli, che lo distruggeranno nuovamente (ma solo in parte, nonostante l’uso della polvere da sparo: non si avrà però una ricostruzione, ma solo un riadattamento degli ambienti ancora in buono stato). Perse via via importanza strategica, venne usato a lungo come caserma e prigione, e infine abbandonato dopo il terremoto del 1920 e i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
I lavori hanno reso il castello visitabile e leggibile nella sua evoluzione storica, grazie anche al fatto che – praticamente – nessun lavoro vi è stato fatto dal Settecento in poi, se non interventi di emergenza. Ora si sale con la piccola funicolare, che permette di arrivare al livello dell’ingresso. Al primo piano si trovano gli uffici comunali, mentre il piano terra è adibito a museo. Molto suggestivo salire al secondo piano (oggi scoperto e praticamente una terrazza), e godere dell’incredibile vista su tutta la val di Vara, fino al mare e a tutto l’arco tirrenico, ma anche l’Appennino ligure e l’arcipelago toscano. Il castello presenta le due torri rivolte verso sud, (una in particolare conserva una sala voltata autentica, al primo piano, così come sono visibili larghe parti di mura), la corte perfettamente conservata, due cisterne, la base della torre più antica, tracce di altri manufatti (una terza torre, la cinta di mura più esterne).