Scopri l'itinerario della Val Nervia - Dolceacqua

Dolceacqua

Nell’estremo ponente ligure, dove i monti degradano verso il mare e le colline profumano di ginestre in fiore, sul torrente Nervia, sorge Dolceacqua. Il borgo è un intreccio di carruggi ripidi e stretti che si rincorrono tra numerose botteghe artistiche e d’artigianato e che conducono il visitatore sino alla sommità del paese. Lassù si staglia, imponente, il Castello dei Doria. Innalzato dai Conti di Ventimiglia, l’aspetto attuale fu raggiunto grazie ai successivi interventi della potente famiglia genovese dei Doria, divenuti nel frattempo i signori del luogo. Una leggenda si tramandata da secoli, narra di Lucrezia, giovane popolana che, pur di non concedersi al signore che l’aveva rinchiusa, si lasciò morire di fame. Basso, il promesso sposo, saputo della morte dell’amata, affrontò il signore è lo costrinse ad abrogare la legge che gli garantiva il diritto della “prima notte” sulle donne del luogo. Le donne di Dolceacqua, in memoria del sacrificio della povera Lucrezia, e per festeggiare la liberazione dalle angherie del signore grazie al coraggio di Basso, inventarono la Michetta, un dolce che, alludendo per forma al sesso femminile e all’amore libero, ancora oggi è simbolo della tradizione gastronomica di Dolceacqua. Si dice che, ancora oggi, di notte, nel castello, si possa udire il fantasma di Lucrezia. Una leggenda, certamente – la storia ha dimostrato l’infondatezza del diritto feudale definito “ius primae noctis”, ma una bella fantasia che rende ancora più affasciante, ammesso ve ne fosse bisogno, il borgo di Dolceacqua.

Ma Dolceacqua non è solo questo. Basta affacciarsi dal bellissimo ponte sul fiume Nervia che si percorre raggiungendo il paese. È terra gentile, di oliva taggiasca, di Olio Dop Riviera Ligure, e soprattutto del vino Rossese Dop che qui ha la sua casa e addirittura una fontana a lui dedicata. L’azzurro del cielo al tramonto diventa rosso come il vino, e sulle pietre del fiume rimbalzano riflessi dorati dello stesso colore pregiato del suo olio.

L’arte ha reso immortale Dolceacqua. Grazie al pittore francese Claude Monet il borgo divenne famoso anche in Francia, che tra l’altro si trova a pochi chilometri a ovest. Monet arrivò nel borgo nel 1884, immortalandolo in ben quattro tele. Oggi i dipinti sono conservati a Parigi e in Normandia. Ciò che ha affascinato e colpito il pittore è ciò che colpisce chiunque arrivi a Dolceacqua: lo scorrere del fiume Nervia tra le casette del borgo. Una composizione visiva perfetta, che attendeva di essere dipinta e resa immortale, con il Castello, ultimo lembo di terra a godere del sole prima del tramonto.

All’ingresso del paese si trova la Chiesa di San Giorno, in origine romanica, poi trasformata in epoca gotica e rimaneggiata in stile barocco nel ‘600. Nella piazza della zona antica sorge la parrocchia quattrocentesca di Sant’Antonio Abate, che ingloba una torre quadrata di epoca precedente. I portali delle abitazioni, lavorati in pietra locale, presentano particolari a basso rilievo di natura religiosa e allegorica.

La bellezza minuta diventa tripudio del gusto nella cucina tipica di Dolceacqua. Oltre alla Michetta, di cui a metà agosto si tiene la tradizionale festa, altra specialità sono i barbagiuai, fagottini fritti ripieni di zucca bollita e formaggio piccante.